PREMESSA
I regolatori elettromeccanici utilizzati nelle moto di annata,
come il Falcone della fotografia e più in generale in quelle sino
agli anni sessanta, pur funzionando egregiamente (sono il prodotto di
decenni di perfezionamenti) subiscono come è ovvio l'effetto
dell'usura dei contatti elettrici mobili, cioè dei contatti che
aprendosi e chiudendosi continuamente (decine di volte al secondo) per
controllare la corrente nel circuito di eccitazione delle dinamo ne regolano la
tensione di uscita ad un valore pressoché costante. Mentre i
più recenti sono dotati di una serie di viti per la regolazione fine
in particolare del valore della tensione di uscita e della tensione
alla quale avviene il collegamento tra la dinamo e il resto
dell'impianto elettrico (tensione di minima) gli altri, come nel caso
del regolatore in fotografia, la regolazione avviene avvicinando o
allontanando tra loro per mezzo di pinze i contatti interessati (la
regolazione è piuttosto grossolana). Da notare che un valore
eccessivo della tensione di uscita può condurre a bruciature
dell'avvolgimento del circuito induttore (uno dei costituenti di una
dinamo) con costi di riparazione assai elevati (qualche centinaia di
euro) affidata per lo più ai pochi artigiani ancora attivi.
Analogamente la rottura del regolatore stesso pone seri problemi di
sostituzione e di riparazione.
Il dispositivo elettronico appresso descritto con un costo non superiore ad una decina di euro
risolve il problema della sostituzione dei vecchi regolatori elettromeccanici in quanto
elettricamente compatibile e data l'esiguità del numero dei
componenti utilizzati anche inseribile direttamente all'interno dei
contenitori originali salvando l'estetica.
PRINCIPIO DI FUNZIONAMENTO
Prima di passare alla descrizione del circuito elettrico è utile
esaminare anche se in modo sommario e per gli aspetti che ci
interessano il funzionamento di una dinamo e del relativo regolatore
elettromeccanico.
Una dinamo è una macchina elettrica che trasforma energia di tipo
meccanico in energia elettrica sotto forma di corrente continua. E'
costituita essenzialmente da due elementi un indotto rotante (A) e un
induttore fisso (B). L'indotto è realizzato da un cilindro di
materiale magnetico sulla cui periferia sono disposti avvolgimenti di
filo di rame. Il sistema induttore (o di eccitazione) è disposto
attorno all'indotto e fornisce a mezzo di adatte espansioni polari il
campo magnetico necessario al funzionamento. Durante la rotazione del
cilindro gli avvolgimenti tagliano le linee di forza del campo
magnetico induttore e divengono sedi di f.e.m. (forze elettromotrici)
che riportate attraverso
il sistema collettore all'esterno forniscono l'energia elettrica. Si
tralasciano gli aspetti costruttivi geometrici piuttosto complessi per
produrre corrente continua che possono essere approfonditi in un
qualsiasi testo di elettrotecnica. La dinamo è una macchina a
funzionamento reversibile vale a dire entra in rotazione se gli
forniamo corrente continua.
Il campo magnetico entro cui ruota
l'indotto è fornito dalla corrente che scorre nelle bobine che realizzano il sistema induttore B e poiché la f.e.m. prodotta dipende
oltre che da altri fattori anche da tale campo magnetico si evince che
regolando la corrente in B si controlla la tensione di uscita. Questo
è il principio sul quale si basa il funzionamento dei regolatori.
Con riferimento allo schema di principio dinamo + regolatore in assenza
di rotazione il terminale DF è collegato a massa (GND) tramite i
contatti controllati dalla bobina B1 che non ricevendo corrente è in
stato di riposo. Anche la bobina B2 mantenendo aperti i contatti di
uscita separa il terminale D+ dal terminale 51 collegato al quadro
comandi e quindi alla batteria. Il terminale 61 è collegato ad un
estremo della lampada spia che ha l'altro lato connesso al polo +
della batteria. La lampada è accesa perché la corrente che esce
dalla batteria attraversa la lampada e si richiude attraverso D+ e l'indotto verso
massa (il valore di tale corrente non è tale da mettere in rotazione
la dinamo).
All'inizio della rotazione poiché il circuito di eccitazione B
alimentato dallo stesso indotto non viene percorso da nessuna corrente
non dovrebbe prodursi alcuna tensione in uscita se non esistesse un
livello di magnetismo residuo tra le espansioni polari dell'induttore.
Ed è questo che innesca il fenomeno rigenerativo di generazione della
tensione. La poca corrente
generata dalla debole tensione generata nell'indotto A passando in B
rinforza il campo magnetico induttore che a sua volta aumenta la
tensione e a cascata la corrente in B e così via. Se il fenomeno non
fosse controllato la tensione in uscita salirebbe rapidamente al suo
valore massimo danneggiando tutti i dispositivi a valle. Invece quando la tensione raggiunge
un valore di soglia determinato dalle caratteristiche
elettromeccaniche della bobina B1 (il valore di soglia può essere
modificato agendo su opportune viti di regolazione che alterano la
forza di attrazione dell'armatura associata ai contatti mobili) il
terminale DF viene cortocircuitato su D+ e la corrente in B inizia a
diminuire riducendo la tensione di uscita e di conseguenza la corrente
che mantiene attivata la bobina B1. Allorché la tensione diminuisce
al di sotto di un secondo valore di soglia la bobina B1 si apre e il
ciclo si ripete. Alla tensione di uscita si sovrappone a causa del
meccanismo descritto un'ondulazione di forma pseudo triangolare
comunque di ampiezza limitata che si riduce drasticamente in
condizioni di funzionamento con la batteria collegata. La bobina B2
(di minima) stabilisce a quale valore di tensione di uscita debba
corrispondere il collegamento del polo + della dinamo all'impianto elettrico
(anche in questo caso il valore può essere modificato agendo sulle
opportune viti di regolazione). E' evidente come la commutazione
continua di B1 produca nel tempo l'usura dei contatti che commutano la
corrente nell'induttore B causandone a volte dopo tanti anni la
rottura. Naturalmente i normali regolatori sono più
complessi e incorporano tra l'altro anche la funzione di controllo di
sovraccarico della corrente di uscita.
IL REGOLATORE ELETTRONICO
Il circuito che propongo adotta lo stesso principio di funzionamento
di quello elettromeccanico. Il relè RL consente, chiudendo il
terminale DF a massa, di sfruttare il magnetismo residuo per innescare
il processo di generazione della f.e.m. ai capi dell'indotto. Quando
la tensione di uscita raggiunge circa 4 V il relè RL si apre (P2
regola il punto di scatto di RL) e il processo di regolazione viene
ora condotto dal mosfet T1 e dal circuito che lo controlla. Agendo sul
trimmer P1 si regola il valore della tensione di uscita in quanto si
sposta il punto di commutazione del comparatore di tensione IC. R1, R2
e D1 controllano lo scorrere della corrente nel circuito di
eccitazione della dinamo nei casi in cui T1 è aperto e chiuso
riducendo l'ondulazione triangolare che si sovrappone alla tensione di
uscita. Il relè di minima è sostituito dal gruppo di diodi D6-D9 che
essendo di tipo Shottky presentano un valore di caduta di tensione
diretta di circa 0,3 V alla corrente di oltre 4 A, qualità che
consente di mantenere bassa la tensione di uscita e quindi la
dissipazione di potenza del circuito di eccitazione pur alimentando in
modo adeguato la batteria e il resto dell'impianto elettrico. Spesso
un'elevata tensione di uscita superiore a 7 ,5 V può bruciare
l'avvolgimento del circuito induttore con tutti i problemi che ne
derivano. I diodi entrano in conduzione quando la tensione generata
supera di 0,3 V quella della batteria, è buona norma regolare la
tensione di uscita al valore minimo che consente il funzionamento
regolare dell'impianto elettrico al massimo del carico cioè con tutte
le luci accese alla velocità normale di andatura (accertarsi che la
batteria venga caricata con una corrente non superiore al 10% della
capacità oraria). Nel prototipo realizzato per il Falcone la tensione
di uscita misurata su 61 è regolata a circa 7,2 V condizione che
permette oltre che di accendere la lampada da 25 W anche di caricare la
batteria con una corrente di 2 A. Da notare che in assenza di
batteria l'impianto elettrico viene immediatamente alimentato non
appena la dinamo inizia a generare tensione.
L'ondulazione della tensione di uscita misurata sul punto 61 senza
carico è di 4,0 V picco-picco con valore medio di 7,25 V. Con carico
di 25 W o con batteria collegata o con entrambi l'ondulazione si
riduce a meno di 0,6 V pp.
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